Il Rotary nacque la sera del 23 febbraio 1905 a Chicago, quando Paul Harris, allora giovane avvocato, si incontrò con tre amici per discutere un’idea che da tempo la assillava: dar vita ad un club di persone di differenti professioni, organizzando incontri regolari all’insegna dell’amicizia, per trascorrere un po’ di tempo in compagnia e allargare le conoscenze professionali. Quella sera, assieme a Paul Harris, c’erano Sylvester Schiele, commerciante di carbone, Gustavus Loher, ingegnere minerario e Hiram Shorey, sarto. Da quella riunione cominciò a realizzarsi l’idea di un club dove ogni socio rappresentava la propria professione. Le riunioni si svolgevano settimanalmente, a turno presso l’ufficio o a casa dei vari soci. Era, questo, un sistema di rotazione che aveva lo scopo di far conoscere a ogni socio l’attività degli altri e che portò poi Paul Harris a chiamare il suo sodalizio: Rotary. I quattro soci fondatori erano di discendenza nazionale diversa (americana, tedesca, svedese e irlandese) ed appartenevano anche a fedi religiose diverse (protestante, cattolica ed ebraica). Erano il prodotto di quel grande crogiolo che era ed è l’America e, sotto questo aspetto, costituivano i progenitori più adatti a dar vita a quel grande movimento internazionale che sarebbe poi diventato il Rotary International. Per assicurarsi che il club includesse una rappresentanza delle categorie d’affari e professionali della comunità locale, che rappresenta la forza di ogni club Rotary del mondo, i soci fondatori ebbero un’idea eccezionale: decisero di ammettere come socio un solo rappresentante per ogni categoria o professione e così nacque il sistema di ammissione basato sulle classifiche. Le idee rotariane di “amicizia”  e “servizio” si diffusero ben presto in tutti gli Stati Uniti e pochi anni dopo arrivarono anche in Europa (in Irlanda nel 1911).

La reputazione del Rotary fu tale da attrarre tra le sue fila presidenti, primi ministri e una serie di illuminari, tra cui lo scrittore Thomas Mann, il diplomatico Carlos P. Romulo e il compositore Jean Sibelius.

Con la crescita dei club i rotariani iniziarono a unire le loro risorse e competenze per promuovere iniziative di carattere sociale nell’ambito delle loro comunità, elemento che caratterizza ancora oggi l’azione rotariana, che si esprime nel motto Service Above Self – Servire al di sopra di ogni interesse personale.

Nella sua autobiografia “My road to Rotary” (la mia via verso il Rotary), Paul Harris paragona la potenza del Rotary al corso di un fiume maestoso: “il grande Fiume è la somma totale dei contributi di centinaia, forse anche di migliaia, di piccoli ruscelli che vi affluiscono dalle colline dei monti, mormorando dolcemente, impazienti di tuffarsi nella sua corrente. A questo punto si può paragonare l’espansione del Rotary. Esso è diventato grande per la dedizione e il contributo di migliaia di rotariani di tanti Paesi”.

Il Rotary in Italia

In Italia il primo Rotary club venne fondato a Milano, il 19 giugno 1923, ad opera dell’industriale scozzese James Henderson, primo presidente del nuovo club, dall’ingegnere irlandese Leo Giulio Culletton, dal giornalista inglese Reginald Prince Mountney e da un avvocato italiano. L’impegno comune, che ispirò la nascita, fu quello di affermare i principi etici e morali nei rapporti interpersonali e professionali ed essere disponibili ad aiutare gli altri al di sopra del proprio interesse personale, senza distinzione di razza di religione e di ideologia.

Lo sviluppo fu molto rapido e si affiancarono successivamente il club di Trieste (marzo 1924), Genova (novembre 1924), Roma e Torino (dicembre 1924).